Dal 25 al 27 febbraio presso la Cavallerizza Reale di Torino si è svolta la prima edizione del Festival del Giornalismo Alimentare tre giorni davvero molto intensi.
Due giornate ricche di spunti di riflessione e la giornata conclusiva del sabato dedicata agli Educational Tour. Un alternarsi di lezioni e dibattiti, per un totale di 70 relatori presenti con un grandissimo successo di pubblico già alla sua prima edizione.
Mi è sembrato quasi il logico proseguimento di una serie di incontri a cui ho partecipato con grande piacere: NUTRIRE TORINO METROPOLITANA, organizzati da Torino città Metropolitana nel corso del 2015 in concomitanza con Expo, con l’intento di riunire attorno ad uno stesso tavolo, tutti gli attori del cibo.
Il confronto tra idee e strategie messe in atto in modo virtuoso da diverse parti, siano esse la cittadinanza, le istituzioni politiche, le associazioni, le cooperative o le diverse realtà produttive del territorio, sono stati a mio avviso un’idea vincente.
La normativa italiana purtroppo non aiuta, non esiste ad oggi nessuna istituzione che si occupi di “politiche del cibo” e questo ha i suoi risvolti pratici a volta anche deleteri.
La normativa italiana purtroppo non aiuta, non esiste ad oggi nessuna istituzione che si occupi di “politiche del cibo” e questo ha i suoi risvolti pratici a volta anche deleteri.
Chi si occupa di sicurezza alimentare ad esempio, non sempre conosce le problematiche di chi il cibo lo produce o di chi lo distribuisce, peggio ancora di chi lo comunica. Insomma ognuno fa il suo pezzettino, magari anche in modo virtuoso, ma poi non ci si parla gli uni con gli altri.
Mancano ad oggi degli spazi di confronto con le diverse parti coinvolte, una sorta di coordinamento tra le parti del sempre più complesso ed articolato mondo del cibo. Questo di fatto lascia ampi spazi di miglioramento in tanti ambiti, in cui già il solo dialogo risolverebbe problemi annosi.
Mancano ad oggi degli spazi di confronto con le diverse parti coinvolte, una sorta di coordinamento tra le parti del sempre più complesso ed articolato mondo del cibo. Questo di fatto lascia ampi spazi di miglioramento in tanti ambiti, in cui già il solo dialogo risolverebbe problemi annosi.
Durante la due giorni del Festival del Giornalismo alimentare invece si è dato ampio spazio a queste tematiche, già emerse durante NUTRIRE TORINO METROPOLITANA, ovviamente con un particolare accento alla parte della comunicazione.
Impossibile citare tutti gli interventi ascoltati e riuscire a riassumerli in modo efficace.
Molti sono stati i temi per me di particolare interesse.
Proverò a soffermarmi su quelli che mi hanno fatto maggiormente riflettere.
Cibo e salute: la comunicazione scientifica si può fare correttamente con uno slogan?
Inutile girarci intorno: è cambiato il modo di comunicare, ma anche di reperire le informazioni. E’ un dato di fatto di cui prendere atto. E’ stato ribadito più volte durante il Festival e da tanti relatori. La comunicazione viaggia poco sul cartaceo, sempre di più sul digitale.
Inoltre la grande maggioranza dei lettori è frettolosa, si ferma al titolo, alla foto e non legge interamente la notizia.
Le condivisioni sui social network, con Facebook in testa, di notizie vere, o presunte che siano, fanno il resto del danno.
Ovvero: disinformazione, superficialità e sensazionalismo imperante!
Poco spazio all'approfondimento della fonte della notizia, una gara delle agenzie di stampa per arrivare prime a dare la notizia e catturare l’attenzione del lettore, riducendo ai minimi termini il titolo, fino a snaturarne il senso.
Eclatante il recente caso dell’allarmismo ingiustificato per il consumo di carne rossa erroneamente etichettata come cancerogena.
Non so se esista un modo per rendere “accattivante” una notizia scientifica, forse sì. Provenendo però dal mondo scientifico e avendo fatto ricerca, so che è un lavoro lungo, faticoso, lento, dove la complessità è tale da richiedere una comunicazione con una terminologia ed una accuratezza appropriate, che non sempre sono riducibili ad uno slogan.
La mia riflessione piuttosto rigira la domanda.
Siamo davvero certi che i divulgatori scientifici debbano adattarsi al pubblico sempre più frettoloso? E non siano invece chiamati ad educare alla complessità? Non dovremmo trovare qualche strategia per fare in modo che i lettori tornino ad essere consapevoli, critici, colti, informati a dovere e capiscano che la fretta è sempre cattiva consigliera?
Ovviamente sono riflessioni personali senza presunzione di verità! Lasciatemi i vostri commenti al riguardo, sarei curiosa di conoscere anche tesi differenti dalla mia.
Giornalisti contro blogger e viceversa?
Altro tema caldo che mi vede coinvolta in prima persona, visto che scrivo anche su questo blog da oltre 6 anni! E la mia personale idea me la sono fatta. Ciò che fa la differenza è la persona che scrive, che sia blogger o giornalista non è fondamentale a mio avviso, nè indice di qualità di ciò che viene pubblicato.
Le differenze ci sono ci mancherebbe, come ha giustamente asserito Paolo Marchi la credibilità la costruisci nel tempo, ciò che conta è la competenza.
Le differenze ci sono ci mancherebbe, come ha giustamente asserito Paolo Marchi la credibilità la costruisci nel tempo, ciò che conta è la competenza.
La competenza non la fa un'etichetta: "blogger/giornalista", la competenza si costruisce sul campo, grazie alla propria formazione personale, che sempre più spesso esula da percorsi canonici o comunque non è sempre etichettabile in modo semplice.
A volte blogger che sono semplici appassionati, per vari motivi, sono molto più esperti e affidabili di giornalisti famosi, che scrivono di cibo solo per esigenze di redazione, quando hanno sempre scritto di tutt'altro.
Il problema se mai è come “certificare le competenze”.
In un mondo web che di fatto è uno spazio libero, è però difficile impedire il lavoro ai “tuttologi” improvvisati, a chi volutamente divulga notizie false solo per guadagnare, come ci hanno raccontato Michelizza e Puente autori di Bufale.net.
La bufala è dura a morire una volta messa in rete. Può circolare e resistere anche per 5-6 anni, nonostante le smentite. In un mondo web che di fatto è uno spazio libero, è però difficile impedire il lavoro ai “tuttologi” improvvisati, a chi volutamente divulga notizie false solo per guadagnare, come ci hanno raccontato Michelizza e Puente autori di Bufale.net.
Ecco, questo mi ha un pò atterrita.
Comunicare in modo emozionale anche la sicurezza alimentare?
Siamo in un periodo in cui l'allerta alimentare è alta e sapendo che l'allarmismo crea audience, molti giornalisti "giocano" al sensazionalismo sul campo, facendo leva sul piano emozionale.
Forse anche per una distorta abitudine nel modo di comunicare questo genere di notizie, i consumatori italiani rispetto al resto dell'Europa hanno un'esagerata percezione del rischio alimentare. Allarmismo infatti non sempre giustificato, come sostiene Franca Braga di Altroconsumo. I cittadini sono più esigenti in fatto di sicurezza alimentare, ma l'Italia è uno dei Paesi dell'Unione Europea, che fa più controlli sul cibo. Sebbene Guariniello, nel suo intervento, abbia evidenziato alcune gravi pecche nei controlli delle frodi alimentari, dovute sostanzialmente alla mancanza di un'unica agenzia nazionale deputata al controllo alimentare.
Estremamente interessante anche l'intervento di Silvia Gallina dell'Istituto Zooprofilattico torinese che tra le altre cose segnala il loro curatissimo sito IZSalimenTo una fonte certificata su cui reperire corrette informazioni sulla sicurezza degli alimenti.
Gli eventi off cui ho partecipato:
Argotec
Esperienza davvero sorprendente la Space Food Experience già solo a partire dalla calorosa accoglienza riservataci.
Un'azienda davvero all'avanguardia l'Argotec con uno staff di ingegneri giovanissimi: con età media inferiore ai 30 anni.
Guidati dall'amministratore delegato David Avino entriamo nei laboratori dove si lavora sodo ma con passione e soddisfazione, lo si scorge dall'entusiasmo con cui i giovani dipendenti raccontano il loro lavoro e l'idea sviluppata per soddisfare una voglia tipicamente terrestre di una cliente speciale: l'astronauta Samantha Cristoforetti.
Trattasi di ISSpresso una macchina per farsi un caffè nello spazio, costruita con una sofisticata tecnologia, grazie all'idea di questi giovani sorridenti collaboratori e realizzata in collaborazione con Lavazza.
A seguire, una serie di assaggi sorprendentemente buoni, di un cibo spaziale in ogni senso. Preparato dallo chef Stefano Polato nello Space Food Lab.
Camst di Chieri
Ha aperto le porte della ristorazione collettiva a giornalisti e blogger per farci visitare il modernissimo impianto di ristorazione, che eroga 2000 pasti al giorno, costruito in modo sostenibile. Il nuovo centro di cottura ha richiesto un cospicuo investimento: 4 milioni di euro spiega Claudio Marsili, per garantire qualità e sicurezza del cibo.
Vi invito a tal proposito, a leggere qui il dettagliato resoconto scritto da Monica che ho rivisto proprio durante la nostra visita alla Camst, dopo ben 4 anni.
Ringraziamenti:
Per concludere non posso non rivolgere il mio sentito e doveroso ringraziamento a Massimiliano Borgia, a tutti gli organizzatori del Festival e all'Ufficio Stampa del #foodfest16 per la ricchezza dei contenuti proposti e la cospicua e diversificata partecipazione dei relatori.
Grazie al sito del Festival del Giornalismo Alimentare e alla rete da loro creata, ci sarà modo di proseguire la formazione e le discussioni, in attesa della prossima edizione. Ancora grazie a tutti e arrivederci alla prossima, di cui già si parla.
Post interessante Anastasia, soprattutto per quanto riguarda i lettori frettolosi... lì però il problema è davvero complesso, infatti si è diventati frettolosi non solo nelle letture scientifiche, anzi in quel caso sarebbe quasi normale, ma in tutto ciò che circola sul web. L'informazione sembra sempre banale e in particolare nel mondo del food circolano immani scemenze. Non mi dilungo, dovrei scrivere troppo..e intanto ti ringrazio per averlo fatyo tu ;)
RispondiEliminaGiulia è così! Tutti abbiamo sempre fretta, le scemenze purtroppo sono dettate anche da questa mancanza di voglia di approfondire, in ogni campo! Il vivere "in superficie" ha conseguenze disastrose per l'ignoranza e trovare un rimedio non è certo facile! Grazie Giulia, un abbraccio
EliminaUn campo minato quello sull'informazione sulla salute, a volte è un problema di fonti di notizia, che dovrebbero essere autorevoli ma a volte non lo sono o sono distratte, Esiste anche una frettolosità per tre minuti di lettura che gli puoi scrivere? Temi molto interessanti comunque, non sapevo di questo festival
RispondiEliminaEh sì Gunther e tu ne sai certo qualcosa ;) Del festival avevo cercato di avvisarti su FB, ma forse per la fretta ti è sfuggito il post ;)
EliminaUn abbraccio